giovedì 29 maggio 2014

Tsipras e Bologna. Sogno e realtà

Una piazza rossa e sventolante di bandiere, in grado di ridare speranza a un popolo smarrito e vieppiù disincantato da quell'area indefinita, piena di buoni principi e punti fermi, caratterizzata da un simbolismo e un codice etico civile morale, che definiamo sinistra.
Fa riflettere il fatto che i rappresentanti espressi negli ultimi 20 anni da quest'area, non siano stati altro che esili tentativi nel riconoscere tale compromettente simbolismo, o al contrario, lo abbiano sbandierato come tratto fondante di un'identità integra e pura, quanto nostalgica fuori luogo ed essenzialmente fuori tempo. Così sotto i nostri occhi si è lentamente dissolta l'idea della sinistra, tra l'idea di una resurrezione, e quella di una trasformazione. Tra chi urlava e stringeva il pugno, e chi non riusciva a pronunciare pubblicamente la parola compagno. Così abbiamo deciso di affidare altrove la nostra speranza, in un uomo che senza strabordare nel fanatico, imprime alla gente i suoi punti fermi e una chiara e limpida azione di sinistra senza imbarazzi o censure. Dal palco di Bologna recita " sono contento di vedere questa piazza piena di bandiere rosse, com'era quando qui parlava Berlinguer",come non emozionarsi a queste parole... Quella piazza grande, vedeva 40 anni fa, sfilare il più grande PC dell'occidente. E la Bologna di oggi tributa il 9% a Tsipras, mentre il pd bolognese espelle, i suoi dirigenti (come li chiamano loro) compiendo un evidente atto di invidia, solo perché in quella piazza qualcuno ha voluto continuare a sognare. È questa la città che forse tra le poche in Italia sa riconoscere e si emoziona davanti al simbolismo autentico della sinistra.


D'altra parte, non si può però esimenrsi dal trattare il sogno, senza porre attenzione al sonno, profondo, e non rilevare l'altra faccia. Quella dei retaggi che sfilano nelle varie sale e salette a rappresentare chi o cosa possa essere garante del suddetto simbolismo, si tratta di retaggi post'77, gli stessi che erano nella suddetta piazza di Berlinguer... e questo un pò preoccupa. Paradosso che la città nelle sue assemblee di sinistra diciamo, sia ancora "oggeto" di un gruppo di luogotenenti referenti di carattere idealistico di un sogno dissolto e rimasto solo nella testa dei vari gruppi di collettivi e di reduci, che sostanzialmente li tengono in vita. Così dalle esperienze di Radio Alice passando all'esperienze (cooperative) di radio Città del Capo, si diffonde il verbo della sinistra bolognese, presunta sinistra italiana, e si torna alla realtà, di quell'area che non difende neanche se stessa, la sua storia e la sua struttura partitica, sono indipendenti, mai troppo a sinistra. Emerge piuttosto un panorama confuso in un magma eterogeneo, una sorta di modernizzazione dei retaggi, dove nel rincorrere l'esperienza grillina del non partito, del movimento auto organizzato si stigmatizza la storia politica della sinistra, un panorama dove le istanze di genere si improvvisano compagne di banco alle lotte (presunte) ambientaliste, alla difesa della scuola pubblica, stringendosi ai sempre presunti movimenti per l'immigrazione, si autorganizzazno ognuno con il loro pezzettino, in seno a un progetto simbolista che si sviluppa intorno all'emanazine centrale di saggi (sempre presunti) con le loro dirette emanazioni territoriali, una sorta di CNL del 21esimo secolo, dove i nuovi aspiranti Parri si chiamano Viale e dove sul territorio vari a volte anche eventuali pseudo cloni si arrogano il diritto di discernere il sacro dal profano. Di dare il verbo e il simbolo, la censura e la parola. Il risultato finale e una sorta di scimmia del M5S, una sorta si sinistra anti politica, anti partitica che inconsciamente e ciecamente diffida a priori di se stessa e della sua storia. Una rivoluzione civile due, dove l'unico elemento valido di tutto ciò, Tsipras, é destinato a non esserne più elemento fondante. 
E ora, si riparta da capo!