venerdì 11 febbraio 2011

COMUNALE la clessidra dell'insostenibilità


Cosa significhi oggi parlare del Comunale, resta cosa ammirevole ai più, come parlare del metodo per disinnescare una bomba a orologeria che scoppierà appena le scorte dei granaio Fus (fondo unico spettacolo) dimezzato saranno irrimediabilmente finite.
Inesorabile la clessidra dell'insostenibilità finanziaria si svuota, innescata da un governo in cacduta libera, quello del mille-proroghe (22 dicembre 2010) e della rinnovata fiducia a Bondi, quella fiducia nel Fus dimezzato e negli enti inutili di Tremonti.
E così l'incredulità s'infrange, ma il fatalismo del cadrà questo governo no! Quello rimane...
Come se poi bastasse un contentino per tirare avanti anche un altro anno! E la cultura bolognese strascicarsi dietro a una supplica a Garagnani, a un appello a Vassallo piuttosto che quella nazionale, a una serata di Gala a Letta o a un ossequio a Dalema. La cultura "ridotta imbelle, sterile, igienica, un unità di produzione". Quella dei punteggi, al più produci più avrai - e attento a non produrre troppo perchè potrei tagliarti le gambe! - Quella delle teche da museo tenute là, sugli allori dell'800, di grandi gesta dal Giordano giacobbino dell'Andrea Chenier, al viscontismo risorgimentale di Senso.
E quale miglior momento per omagiare un Unità fallita secondo il verde Miglio, se non affossare gli ultimi baluardi di un'aristocrazia congelata... i templi della musica... i teatri d'Opera.
Il populismo tribale impera ormai, l'altro non è solo nella pelle, nella nazionalità, ma è soprattutto nel concetto... A lavurar! incitano dalla bassa, ed è a quelle fabbrichette da pmi, che oggi è votata la cultura.
Visconti e la sua memoria per i lumbard (suoi vecchi sudditi), avranno facoltà di raccontare solo in seno alla Pmi.
Pmi è un parametro borsistico, come ce ne sono centinaia che ogni mese escono facendo salire o scendere gli indici europei, ma per l'Italia il pmi è fondamentale... perchè significa piccola media impresa.
Chi gestisce la piccola media impresa? I lumbard, gli emiliani della bassa, l'ormai inesistente campagna veneta, e la padania come pochi altri. Quelli del "ora ci prendiamo le banche!" Chiediamolo all'Unicredit,  cosa vogliono... Non starò a raccontare ora l'ininfluenza del pmi nel panorama della finanza creativa che ancora impera (un valore pari a zero), ma un episodio che mi è rimasto impresso... qualcuno recentemente mi ha detto che un gruppo di lavoratori di un teatro in crisi (non dirò quale) non sono all'altezza di parlare con un rappresentante di un gruppo dei giovani industriali bolognesi, e quando guardando in faccia questo qualcuno ho riconosciuto una persona che da vent'anni lavora per il marketing di questo teatro, allora ho capito perché in Italia il marketing culturale non funziona. Pensate non sia superfluo e increscioso da parte mia far notare come un gruppo di giovani industriali, ma anche una multinazionale, dovrebbero sentirsi lusingati a sponsorizzare un Teatro d'Opera, di Prosa o la co-produzione di un film di Diritti, di Sorrentino, di Garrone. E altrettanto scontato che questa lusinga per potersi verificare in quanto tale dev'esser frutto dell'invidia altrui... Quindi che tutti e nel miglior modo debbano sapere che Wagner torna grazie a quell'impresa, che Pirandello si riscopre grazie a quella banca, e via dicendo.
Ma questa è l'Italia, e gli sponsor non si danno per pubblicità, ma per accordi politici, gli sponsor si danno per ritorni in gare d'appalto forse, per sistemare posizioni magari, non certo per la pubblicità che se ne ha.
Chiediamolo a Walter Vitali a Giorgio Guazzaloca, a Sergio Cofferati e perchè no?... alla Dott.ssa Cancelllieri, all'Unipol, alla LegaCoop, ai soci fondatori della fondazione Teatro Comunale di Bologna ad esempio, chiediamogli come funziona nell'Emilia del Welfare State, la commistione pubblico-privata nella cultura.
Negli anni della belle-epoque quegli anni '90 in cui il modello americano era ancora dream, - quelli in cui Alan Greespan a capo della Federal Reserve diceva (come ha fatto fino al 2008) che il debito genera ricchezza - più precisamente nel 1998 inizia l'epopea delle fondazioni Lirico Sinfoniche, il genio è Veltroni... ancora ricordo un distinto sindacalista convinto sostenitore della fiamma tricolore, che mi diceva - Quello lì a dru se mette face dannu -, e in effetti dopo aver visto il - mai rimasto in Africa -celestino, sfasciare la sinistra italiana inventando il suo PD, non posso dargli torto.
E si perchè il vizio di imitare i democratici dell'est-coast statunitense, il nostro Walter non l'ha mai perso, e prorio nel '98  si sognò di creare queste Fondazioni... Lirico Sinfoniche... non più enti, ma di diritto privato, tali forme associative di alta concezione avrebbero spinto il Teatro ai massimi livelli.
Un'altro Walter... già sindaco di Bologna, volle allora dar prova del pragmatismo di sinistra emiliano, e, radunati i signori della Bologna che conta, assieme ai suddetti (Lega-Coop, Bologna Fiere, Unipol ecc.) creò la struttura per poter per primi in Italia diventare Fondazione. E' così che nasce, diretta dall'Arch. Bottino, la Fondazione Teatro Comunale di Bologna... Ok, via il vecchio baraccone statale, ora siamo privati!
I limiti però non stentano a venir fuori, praticamente da subito... ricordiamolo pure alla legge 367 costitutiva delle Fondazioni, che questi erano Enti, come tali concepiti, e come tali retribuiti, strutturati, finanziati.
Gli organici offrono qualità d'eccellenza artistica- tecnica (non altrettanto intellettuale), ed erano ai massimi livelli mondiali, per qualità di allestimento, ed esecuzione del melodramma.
Vieppiù insito in tale struttura un oggettivo dato numerico per il quale, l'orchestra, piuttosto che il coro, in pianta stabile sono in grado di offrire una produzione culturale in termini di qualità e quantità, che nulla avrebbe da invidiare a quelle delle capitali europee.
E da privati, presto questi numeri iniziano a pesare sul bilancio dei costi fissi, e, se da una parte i sindacati iniziano a stringere accordi quanto meno discutibli... vedi accordo con il quale i rappresentanti dei lavoratori accettanno di ridurre la pianta organica approvata dal ministero del 15% delle unità rendendo di fatto precarie negli anni a venire una 50ina di persone..., dall'altra parte con il passare degli anni, i privati lentamente si defilano per ragioni apparentemente economiche, ma fondamentalmente politiche...
Già con la salita di Guazzaloca a Palazzo d'Accursio l'imprenditoria rossa bolognese lentamente si defila.
E' pur vero che lo schok non si avverte dalla diminuzione del finanziamento privato, perchè i privati sono sempre stati all'interno del bilancio della fondazione un finanziamento residuale, circa il 5-10% dei costi totali del Comunale, poco di fronte al 50-60% del finanziamento statale, al 15% degli enti locali.
Oggettivamente e non vediamo come possa essere altrimenti, tali strutture non sono sostenibili da alcuno se non dalla spesa pubblica,  per tali motivi Tremonti tagliando il Fus ha deciso la morte per il Melodramma.
Tornando a Largo Respighi, con Guazzaloca arriva anche una destra riformista in Teatro... il Comunale ha bisogno di una dimensione imprenditoriale... è chiaro che la politica dovrà star fuori a questo punto...
e così dalla forte influenza di Casini, sull'atra ala dominante l'ideologia bolognese.... il clero, salta fuori il nome di Stefano Mazzonis di Pralafrera. ex-dirigente dell'anch'essa privatizzata Tim, il nuovo sovrintendente carico di buoni propositi di rilancio arriva con una serie di proposte tra il popolare e l'innovativo, che renderanno il primo teatro wagneriano d'Italia, un palcoscenico aperto al Musical internazionale (se ne vedranno due tre all'anno),  alle opere da grandi titoli di tiratura maggiore,  restituendo in ultimo un identità ludica al Teatro,  fatta di feste di discoteca nei Foyer per alta borghesia bolognese destroide e uniforme, dedita a vizi da figli di papà, con cantanti che sul palco omaggiavano in un tipo intrattenimento di attenzione residuale giovani rampanti che nei palchetti non ci è dato sapere cosa facessero. E poi ristoranti con cucine inserite nei meandri all'aperto del teatro, aperitivi sul palcoscenico per gli sponsor,  collegamenti a Nassiria per l'Opera la Figlia del Reggimento, insomma creatività manageriale allo stato puro. E mentre gli intellettuali con un minimo di bun senso con le mani tra  capelli scrivevano a Repubblica il loro sdegno, il dott. Mazzonis, dava l'imprinting new style al Comunale.
Forse (non ho letto i bilanci di quegli anni) i finanziamenti privati in quegli anni aumentarono passando da un insignificante 5% a un insufficiente 10%, ma la dignità di un'istituzione secolare fulcro culturale della città fu lesa e sopraffatta più volte, da festini di ambigua utilità (aprire a giovani con feste disco ai quali dell'opera non interessava e continua a non interessare), e da altre discutibili iniziative.
In un clima del genere, da uno di destra, ci si aspetta una forte presa di posizione nei confronti del personale, in termini di efficenza e ottimizzazione dei costi... Appena arrivato il puppillo di Casini ci prova infatti, a lui spetta siglare un integrativo nel quale far rivalere la sostenibilità e il buon funzionamento della fondazione, di conseguenza prova a fare il muso duro ai sindacati, in special modo al sindacato dell'orchestra che vuole invece a tutti i costi l'accordo.
Come in tutti i teatri del mondo le posizioni dei sindacati in teatro vanno avvallate, pena il rimetterci la faccia con l'annullamento delle prime di stagione e della centralità mediatica ad esse dedicata. L'integrativo sul piatto parla di un sostanziale aumento del costo del personale, in periodi in cui già da anni il governo Berlusconi cerca il modo di affossare i teatri e minaccia come poi farà nel 2005 un pesante taglio al Fus.
Quell'accordo fu siglato, i sindacati fecero il loro mestiere fino in fondo, lui non resse al confronto e a breve proprio colui che sbandiera il populismo nei Foyer del teatro, trova un sodalizio con chi quel populismo dovrebbe combatterlo, l'orchestra e le masse artistiche.
Da tale sodalizio di responsabilità aziendale... salterà fuori, guardando il grafico costi fissi-finanziamenti al Fus, che in pochi anni, il costo del personale supererà di molto il finanziamento statale e graverà sull'esposizione finanziaria della fondazione.
Come ho già detto, il 2005-2006-2007, sono anni in cui l'ottimismo finanziario il debito che genera ricchezza di Paulson e della Goldman Sacs arrivano anche in Italia, quindi nessuno si preoccupa se il Teatro è esposto per 5 mln di € già nel 2005,  le banche sono ben disposte a elargire crediti, al punto che   si arriverà a ledere il patrimonio indisponibile della Fondazione, cioè i diritti della Fondazione di usufruttto dello spazio Teatro Comunale.
Intanto a Palazzo d'Accusrio Guazzaloca ha avuto la peggio su Cofferati e il centrosinistra emiliano riprende il suo storico feudo; in più l'ex sindacalista è un melomane, quindi le speranze per il Comunale sembrano di nuovo rinascere. Molte sono le attese, visto anche la rinnovata disponibilità del nuovo fragile governo di centrosinistra capeggiato da Prodi, che porterà il Fus intorno ai 600 mln (oggi ne arrivano 258 mln), l'euforia fa presto a ritornare.., le banche sono ancora più interessate, i dipendenti superano lo schok  chiusura minacciato dal precedente governo, e si torna nuovamente a parlare di rinnovi contrattuali nazionali e integrativi...
La fase nella new age sarà guidata da Marco Tutino,  compositore rinomato, ex-direttore artistico del Regio di Torino, presidente dell'Anfols, figlio di architetti, da un ex-sindacalista chiamato al Comunale Cofferati.
Le aspettative sul nuovo sovrintendente sono discordanti, da una parte le masse artistiche non vorrebbero interrompere il sodalizio con Mazzonis, e poi Fellini ci insegna (Prove d'orchestra) che i rapporti tra orchestrali e direttori d'orchestra  - specie se compositori -, non sono sempre dei migliori, in un clima surreale il film ci fa vivere con ironia magistrale il paradosso psicologico dei ruoli di un organo complesso e articolato come l'orchestra e delle opposizioni corporativo-sindacali, nel confronto dei direttori piuttosto che dei grandi nomi  della regia, del canto ecc. Ma questa è storia.
Resta il fatto che la vena riformatrice di Tutino,  si rivela inflessibile ed efficace per alcuni (la politica e la città) disastrosa per altri (una gran parte del sindacato),  già nei primi mesi dal suo insediamento viene proclamato uno sciopero dall'orchestra, ma lui rimane inflessibile.
In teatro intanto si dice che abbia un carattere poco conciliante e indisponente, fuori invece è apprezzato il suo operato soprattutto da Cofferati, gli scontri interni aumentano in un crescendo costante, e se da una parte i sindacati di vicini al cenrto-destra e quelli autonomi legati alle masse artistiche, non approvano la linea tutiniana, dall'altra la Cgil è invece meno critica e più costruttiva, accusata dagli altri di collisione con Cofferati ex-segretatrio del sindacato, e quindi di avvallamento politico di Tutino.
C'è un parte significativa di lavoratori però che approvano al linea del compositore, riscontrando un miglioramento della situazione lavorativa, e, un intenzione condivisibile nella volontà di riformare un settore che come abbiamo già detto è da anni in caduta libera.
Intanto il duo Cofferati-Tutino conclude una ripatrimonializzazione che molti non vogliono ricordare alla stampa, che ad oggi permette al teatro di non stare ancora in piedi anche se per poco, visti i 21 mln € di esposizione.
Tale ripatrimonimonializzazione consiste nella cessione da parte del Comune alla Fondazione della struttura dell'Auditorium Manzoni e di alcuni terreni in  via dell'Industria, il valore dell'operazione si aggira intorno a 19,5mln di€. Ad oggi questi beni sarebbero già ipotecabili.
Qualcuno penserà che a questo punto il Comunale è ok, ma è intanto caduto  Prodi, e tornato il B ritorna il piano di smantellamento del governo, Bondi risulta inesperto e di scarzo spessore, il 2008 è un anno epocale di crisi, il settore è scomodo, e così, il Fus torna a scendere vertiginosamente.
Con questo dunque manca la copertura finanziaria ai costi della produzione, quindi il debito sale ancora.
Il piano Tutino sarà efficace ma non basterà, tanto più perchè monco dell'approvazione dei sindacati, nasce intanto la Scuola dell'Opera Italiana, che attirerà anch'essa molte critiche al compositore.
Dall'inizio quella che poteva essere occasione di ricchezza per i Comunale è vista da alcuni sindacati come una prevaricazione di un'associazione privata, che lavora con le strutture e il personale del Comunale. Vero è che quest'associazione porta grossi risparmi sulla produzione, risparmi importanti sul bilancio di stagione, ma tali valutazioni non sono mai fatte nel merito, in quanto come già detto alcuni in teatro erigono barricate contro la direzione, e usano la Scuola dell'Opera come pretesto a qualsiasi critica.
Nasce anche un'altra associazione La Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, anch'essa privata che riscontra forti elementi di continuità con il sindacato Fials (sindacato che rappresenta per grossa parte l'Orchestra del Comunale), tale associazione si attira le critiche di altri, si parla di concorrenza al Comunale, soprattutto in virtù del fatto della convenzione con lo stesso stipulata.
D'altra parte però l'esempio di Milano parla chiaro e i professori d'orchestra affermano che tale organo è un occasione di rilancio, anche per il Comunale.
Linea condivisibile anche se vi sono perplessità, vista la palesata intenzione di Roversi Monaco, e della Fondazione Carisbo di diversificare le sponsorizzazioni... puntando insieme ad Abbado, alla Mozart e al Commissario Cancellieri sul nuovo Auditorium di Renzo Piano.
Ricordiamo che ad oggi la  Fondazione Carisbo si è sospesa dal finanziamento del Comunale.
A breve poi nascerà ancora un'altra associazione, Il Popolo Trasparente, un centinaio di lavoratori che rappresentano la quasi totalità delle maestranze del palcoscenico capi-servizio compresi, e degli uffici, primi livelli inclusi.
Stanco del conflitto instaurato dalle dinamiche su esposte, quest'associzione farà spesso un contrappunto sulla stampa ai sindacati e alla direzione, prendendo posizione e cercando più volte di sensibilizzare la città, ispirando aperture del teatro ai gruppi dei ricercatori, alle scuole, alle istituzioni, e soprattutto cercando di dare alla politica e alla città uno stimolo ad entrare nel merito, e a non guardare dal finestra come storicamente è stato fatto per le Fondazioni.
Dopo Cofferati, la parentesi Del Bono sembra avvallare anch'essa Tutino, Sita Assessore alla Cultura spingerà insieme al sovrintendente per un piano industriale che parla chiaramente di riduzione salariale, a quest punto si chiude ogni contatto..., i sindacati prendono una via, la direzione un'altra, e si iniziaerà un'empasse che passando dal commissariamento del Comune di Bologna, arriverà all'occupazione della sovrintendenza.
Con l'arrivo della commissario Cancellieri, Tutino perderà il contatto della politica locale, anche se la manterrà con la Regione, il commissario fa di tutto per dimostrarsi super-partes prendendo solo posizione nei momenti di acutizzazione dello scontro, quelli in cui la direzione denuncerà i sindacalisti e viceversa.
Inoltre ha un'altra patata bollente tra le mani il Duse, e c'è chi dice, che essendo la sua un figura prefettizia, non farà altro che cercare una pace sindacale, intimorita dalle minacce continue dell'orchestra e della Fials di guerra sindacale a oltranza.
E' ancora il Maggio del 2010 e in Teatro si parla continuamente del nome di Francesco Ernani alla prossima sovrintendenza, quello che si dice conosca già il commissario Cancellieri, in quanto consulente del Teatro Bellini di Catania, Comune commissariato anch'esso dalla Dott.ssa Cancellieri.
Si dice anche ma sono solo voci... che ci siano delle intese tra il prestigioso ex-sovrintendente di Roma, costretto a  le dimissioni dal sindaco Alemanno, e la segreteria della Fials in spregio agli altri sindacati;
nello specifico, sembra proprio che il papabile nuovo sovrintendente, possa dimostrarsi in caso di appoggio politico (da parte dell'orchestra) e di conseguente nomina, aperto nei confronti dell'associazione privata Filarmonica... alcuni dicono al punto da delegare gran parte della produzione Sinfonica alla stessa.
Gli addetti ai lavori capiranno cosa comporta questo... e quanto possa essere compromettente tale scelta per l'orchestra stessa.
Troppe voci... come si sa "bruciano" le nomine, la Cancellieri, non vorrà assumersi la responsabilità di questa nomina in settembre, alla scadenza del mandato di Tutino, e si inventerà un bando.... scusate non un bando... non saprei definirlo....  eh si!
Un bando, implica una pubblicazione, una partecipazione, la nomina di una commissione, e un parere vincolante della stessa. Ma ... non è previsto dallo statuto della fondazione,  quindi si potrà forse pubblicizzarlo, forse ci si potrà anche credere - ben 39 Curriculum -, forse potrà esserci tra mille polemiche anche una Commissione... presieduta da Mazzonis. Quello di prima si! Ma il parere della stessa non sarà vincolante, anzi... il parere della stessa contribuirà probabilmente ad escludere il vincitore. Il Pd tutto (escluso qualche consigliere, che per evidenti ragioni sarà sempre ligio alla Cancellieri e al bando... direi... il Vespa della situazione), si dichiarerà fermamente contrario al bando e alla nomina, chiedendo alla Cancellieri di rimandare tutto al prossimo sindaco.

E poi chi ci dice viste le pressioni dal governo, che il nuovo Sindaco non sarà la Dott. Cancellieri?
Il centro destra bolognese manca d'identità, e quindi si rivolge agli estranei...
Resta comunque il fatto che non crediamo che la Cancellieri si candiderà, altrimenti dovremmo pensare che nei mesi di commissariamento si è preparata il terreno per la campagna elettorale?
No! La Dott.ssa non è il tipo!

Il bando contestato da tutta la città da destra a sinistra, andrà come la nave di Ulisse tra mille impetuose discordanti onde, in porto.
Ci sarà anche un vincitore, uno che la Commissione valuterà nel merito del piano industriale: il suo nome Maurizio Roi, è tra l'altro, fortemente appoggiato dalla Regione.... una speranza?
No nessuna! Non è importante chi ha vinto, la nomina sarà Ernani nomina da pax consiliare.
Se da una parte infatti qualcuno lottava per Pietrantonio in e quota AN, dall'altra è mancato lo spessore per far rivalere Roi considerato troppo PD? Ma scusate... il bando... il piano industriale... la commissione...il Teatro...il merito...?
Siamo peggio della Rai!
Sovrintendente di prestigio, prim'ancora che metta piede al Comunale, Ernani incasserà la richiesta del candidato Sindaco per il centro-sinistra Virginio Merola, di  rimettere il suo mandato al prossimo sindaco nonchè futuro presidente della Fondazione.
Un segnale dell'uno, per veder le reazioni dell'altro... la risposta verrà dal CDA che diffida Ernani dal rimetter alcun mandato... diffida? Ma tali valutazioni non sono personali? Il Cda potava forse auspicare, ma diffida sembra imperativo... Anche perchè i signori consiglieri, dovrebbero sapere che la Fondazione Teatro Comunale di Bologna, 62 miloni di patrimonio, di cui circa 41 di indisponibile, ha ad oggi un totale debiti di 21mln circa, (cioè il 30% del patrimonio) cioè eventuale Commissariamento.
E con una regione indispettita, e un Comune forse scettico, il commissariamneto si fà più probabile, e se il Cda diffida, dovrebbe stare attento a non essere diffidato...
Al nuovo sovrintendente spetta dunque un compito epocale, figura di memoria storica, e apprezzato per la gestione nei precedenti Teatri d'Opera da lui amministrati, Ernani si trova davanti questa volta un groviglio fatto di malumori politici della città, che presto o tardi li chiederanno di scendere a patti, di diffidenza dei privati,  - Roversi Monaco definisce "infauste" le varie gestioni della fondazione - ed è scettico verso gli integralismi sindacali di alcuni, la Regione sembra avere imbarazzi diplomatici a partire dalla sua stessa rappresentanza nel Cda, giudicata dai retroscena politici bolognesi come "autonoma", le relazioni sindacali si prefigurano accese vista la divisione ereditata dalla gestione precedente, e visti i comportamenti della Fials che prefigurano guerre tra poveri..., e poi, non da ultimo, i tagli al Fus... mai visti in tale misura.
L'unico dato certo è che il sovrintendente ha l'appoggio della Fials ma.... chi appoggia la Fials?

Maurizio Tarantino